La lezione di musica è un divertimento, perchè c’è sempre il ritmo che accompagna tutti i movimenti, che sono prima spiegati dai maestri Ines e Carlo e poi ripetuti da noi bambini.

La lezione di musica è un modo per stare in allegria.

La musica mi fa contenta, mi mette gioia, mi piace il suono di tutti gli strumenti e partecipare allo spettacolo.Durante lo spettacolo ero contenta perche stavo riuscendo a suonare il triangolo al momento giusto e anche perchè se chiudevo gli occhi, sentivo la banda e provavo un’emozione di gioia.

Al ritorno a casa, dopo la lezione di musica, ,o capita di rifare i movimenti imparati e di ripensare alla musica, si perchè, in fondo, è proprio la musica che mi fa venire voglia di muovermi.(Barbara allieva)

Gli educatori musicali sono stati davvero molto bravi a creare un clima di fiducia e serenità tale da far superare  la  diffidenza iniziale dei bambini i quali con il passare del tempo hanno sviluppato una sensibilizzazione alla musica maggiore, utile per aprire nuovi canali di comunicazione dove ancora le parole vengono poco o per niente padroneggiate.( giovanna p.educatrice)

Ogni bambino si è reso protagonista donando agli educatori musicali dei veri e propri stimoli per proseguire le attività da loro proposte.( Elena educatrice)

Molto costante ci è sembrato l’interesse e il coinvolgimento di quei bimbi che presentano difficoltà nell’area del linguaggio, confermandosi la musica un canale di comunicazione alternativo importante.( elena g. educatrice)

E’ stato un crescendo di emozioni e di sensazioni. Anche i due bambini con handicap hanno trovato il modo di comunicare e interagire con dei progressi straordinari,non sono mai stati partecipanti passivi.(lia educatrice di sostegno)

L’attenzione rivolta al rispetto dei tempi individuali, pur in una logica collettiva, ha permesso a ognuno di trovare una propria dimensione  espressiva, una propria modalità di partecipazione, una propria risposta agli stimoli proposti.(silvia p. educatrice)

All’interno della “bolla sonora” il linguaggio del corpo ha permesso di esprimersi anche a chi, per predisposizione e scelta piuttosto che per fisiologico sviluppo in itinere di tale competenza, privilegiava il non verbale come canale principale di rapporto con il mondo.( maria m. coordinatrice e educatrice)

Il discorso delle regole interne alla partecipazione all’attività, lungi dall’essere un percorso imposto, è risultato frutto di una naturale evoluzione del gruppo verso modi di stare sempre più orientati alla capacità di “saper essere”.(silvia p. educatrice)

Il “saper fare” non ha trascurato l’importanza del “saper ascoltare” come ingredienti essenziali per il raggiungimento di un’abilità relazionale essenziale nel percorso di crescita.(arianna m.educatrice)